GREY CLOUDS

 

I’m sitting in my lush tropical garden, looking the sky..

It’s cloudy and grey..

The air has the typical pre-rain smell..

The contrast with the red and yellow Heliconia flowers is amazing.

Sometimes I love the weather like today, calms me down and stimulate me for deeper reflections.

 

I know, I’m rushing to fast, I need a bit more quietness..

Deep in me I feel this light and positive sadness, like some music can produce in us.

Slave song from Sade for example..

Nobody knows why, but from time to time we need this feeling. Today is such a day..

I felt the first raindrops, better if I return under the roof..

 

Grey clouds over the paradise..



EBBENE… SIIII

 

Ebbene si, finalmente di nuovo casa.. sembra stupido a dirsi: come sei felice che lasci un albergo a 5 !! stelle e torni in una catapecchia (si fa per dire) e sei felice?

Quando l’ho vista ho pensato: perfetta.. tra tutti i muratori, i sacchetti di cemento, la sporcizia l’ho vista, come ti succede nel vedere una bellissima donna dietro un sacco di patate.. 

Ecco lei è cosi, con quelle piastrelle orribili color rosa confetto, il giardino in uno stato apparentemente orribile (io nel caos riesco a vedere un ordine perfetto, un me allo specchio) sto fantasticando come sarà dopo Coppola, Max Factor, Issey Myake e Prada, avrà un look nuovo e allo stesso tempo quello di sempre, quasi come Chanel n° 5, sempre lo stesso ma mai uguale.

Riceverà una serie di Maridadi, abbellimenti in forma e colore, legno caldo e acciaio glaciale. Mi diverte tanto l’idea di vestirla e stuzzicare la sua vanità.

D’altro canto: non dovrei farlo? Privarmi di un piacere innocente e tutto sommato accessibile? Oh ragazzi, forse vi siete dimenticati: sto seduto ancora in sedia a rotelle.. penso che un po’ di gratificazione non nuoce..

Poi è li anche per i miei amici, bella disponibile come un amante dolce e disponibile, vedo già le feste come una volta: balla per me piccola balla..  



DOMENICA

 

Una delle tante..

La routine quotidiana ti rende pigro, ritmi monotoni si susseguono.

Eppure questa domenica è diversa, insolitamente più movimentata.. Cicci e Kuku, ecco la differenza.

Chi sono Cicci e Kuku?

Dovreste vederli, due esemplari di lori,  spettacolari. Color rosso fiamma con delle striature blu cobalto sul dorso. Il becco arancione scuro, occhi vigili ed intelligenti.

Sono arrivati questa settimana, decisione presa dopo lunghe riflessioni, morali e logistiche..

Con Ivan passo il mercato degli uccelli a Denpasar a scegliere i Koi per lo stagno dei pesci, e a dare un occhiata curiosando di qua e di la..

Poi li vedo: rannicchiati in una gabbia formato francobollo questi due punti luce in mezzo a tanta grigiura.

Kuku mi guarda come dire: tu che mi capisci, liberami da questa condizione da imprigionato!

Un richiamo al di la di ogni sensata riflessione: via Lipu, Wwf e Greenpeace, via ogni ribellione morale.

Solo questi occhi, due bottoni marroni, intelligenti e supplicanti.

Il resto ormai è storia: una veloce trattativa con il proprietario, commerciante di vite e di anime dagli occhi freddi e disillusi, come tanti della sua razza, vittime a loro volta di un sistema che noi occidentali non comprendiamo.

Invece sempre pronti a condannare, salire sulle barricate a difendere chi (a nostra scelta!!) va difeso.

Facile da case condizionate, riscaldate e pulite.. difficile in un mondo fatto di regole ataviche e primitive, votate alla sopravivenza e non all’abbellimento di condizioni scontate.

Prendiamo Kuku e Cicci e gli portiamo a casa, in Tujiuh Palm Merah, posto per loro ideale.

Ingaggio un architetto di grido  per la progettazione di una voliera spaziosa e stilisticamente perfetta.

Stiamo lavorando e penso di finire presto.. nel frattempo quei due si riprendono a vista d’occhio, attivi e sempre di più a loro agio, lo si vede nel linguaggio del corpo.

Decisamente una domenica diversa.. spero anche per loro..



AMICI

Seduto tra sacchi di cemento, piastrelle e altro materiale per il “mio cantiere” vedo realizzarsi lentamente le mie idee e ispirazioni architettoniche.

Docce a cielo aperto in mezzo banani e Bougainville, colori rubati ai tropici, profumi onnipresenti..

Spazio sul salotto aperto verso un giardino rigoglioso e rilassante..

Rumori di lavoratori in pantaloni strappati e magliette sbiadite.. lavoratori con sigarette al profumo di chiodi di garofano nell’angolo di bocche in visi sorridenti.. lavoratori a quattro Euro al giorno, felici lo stesso..

Rifletto sul costo di un camion di sabbia.. 30 Euro.. da noi?  Mio fratello lavora nei materiali edili, devo chiedere ..

Ivan dirige i lavori con maestria, ride molto di più, da quando è il responsabile ufficiale del progetto “Villa Ratna”

Ieri era l’Anno Nuovo cinese, ero fuori con i miei amici George, Julie, Lola, Eva e gli altri.. C’era anche la mamma di Eva, ottantatre anni, cinese, 45 paesi visitati, incluso il Polo Nord e quello Sud.

Tutte le volte che la vedo, il cuore mi s’illumina, una donna fuori dal comune. Figura esile, elegantissima, un po’ come la nostra Rita Levi – Montalcini.. occhi vivi e spirito affilato, una battuta sempre pronta.

George, sempre di buon umore, pronto ad aiutare, girare e fare da consulente in ogni momento e per ogni evenienza.

Buffo ed intelligente. Cinese pure lui, come del resto tutti, eccetto Paolo, milanese, Bruno, francese e me..

Cinesi e, stupefacente, cattolici. Osservanti e praticanti..

Eccezione ieri, happy New year: sangue è più denso dell’acqua.

Penso quanto sono fortunato.

In  Austria ero mai da solo:  la mia famiglia sempre presente.. da Milano, da Bergamo, dall’Alto Adige e Resto del Mondo..

A Milano poi.. un’unica ondata di solidarietà, Luca in primis, mente vulcanica e depravata J di innumerevoli azioni Pro – Christian, tutte brillanti anche se all’inizio impossibili..

 

La lista continua lunghissima, Paolo, Mavie, Maurizio, Herbert e Christine, Giancarlo e, e, e..

Vorrei invece tornare indietro, al giorno dell’incidente..

Quando ero nel pronto soccorso, tre donne erano al mio fianco: la prima Stella, un amica di Milano, che quel giorno, forse mi ha visto la prima volta realmente, Monika, l’unica donna per la quale avrei dato un occhi.. e poi: Cristina.

Senza esitare è venuta con me nella difficile trasferta da Bali a Singapore, lasciando a casa Mia, splendida figliola di appena un anno, rimanendo al mio capezzale dopo l’intervento massacrante, aspettando che Sabine, mia cognata, arrivasse dall’Italia, per coordinare con maestria tutto il carroccio attorno alla mia persona. Oggi la sento quasi tutti i giorni e ancora la sicurezza che lei è a due passi, mi permette di stare qui..

Sabine: altro capitolo.. Ha fatto tanto, senza chiedere niente, semplicemente: esserci.. difficile per lei interpretare i miei pensieri che sono lontani anni luce dal suo mondo pulito e ordinato. Senza commento ha fatto quello che andava fatto.. grazie per questo..

 

Poi arriva Much, il cugino.. anche lui, aereo da Roma prende il volo verso Singapore con la stessa semplicità come prendere la Metro a San Babila a Cordusio, semplicemente perché c’era bisogno. Così..

Much parte e arriva Paolo.. certezza assoluta, scoglio in un mare di tempesta, irradia la sicurezza della quale sto agognando, linfa vitale per la mia sopravivenza.. organizza con poche mosse, poche parole e lasciandomi tranquillo e ben sperante..

E’ il turno di Ema, vulcano senza compromessi, sta con me, mi tira su, flirta con cento donne allo stesso tempo, tiene contatti con mezzo mondo, mi presenta Ale, che poi lo sussegue, relaziona mio fratello, litiga con l’amministrazione e tutto questo a Singapore, città multimilionaria e sconosciuta ai più..

Ale, ingegnere, tranquillo, sicuro e puntuale come un orologio svizzero. Nemmeno mi conosceva, ma è bastata l’amicizia con Ema..

Beh, poi c’è Arturo, caso a parte..

Arriva da Dubai, nervoso come una tigre in gabbia, reduce da infiniti interventi dopo un incidente in gioventù, impaziente e arrabbiato con chi, secondo lui dovrebbero fare di più, se non c’era possibilità di ulteriori interventi per migliorare ecc..

Insomma esce tutta l’anima delicata sotto una scorza ruvida e dura.. paura di invecchiare, dell’incognito e del dolore..

A Merano mia Mamma e mia sorella soffrono per la lontananza e per l’impossibilità di intervento..

Ma c’è una persona, che immagino come in un quadro di Carl Spitzweg, seduto in un retrobottega con i proteggi maniche nere, accessorio d’altri tempi, telefoni su telefoni che squillano, telex che rumorono, uno schermo di computer impolverato, sputante domande su domande, l’anima della mia salvezza, il motore di ricerca e soluzione, La Persona per la quale sono vivo, mio fratello Michael.

Lui più che chiunque altro ha vegliato su di me, giorno e notte, non tralasciando nemmeno un granello di informazione, catapultato nel mio mondo caotico, fatto di migliaia di conoscenze, amicizie e alleanze..

Continua ancora oggi a vegliare su di me, ogni tanto in un modo un po’ poco ortodosso, ma sempre amorevole..

Senza di lui niente!

Un altro pilastro il mio Hermano Fernando..

Dalla lontana Argentina, mente brillante e grande amico da quando ci conosciamo, abituato a prendere in mano responsabilità e decisioni importanti tutti i giorni, non blatera tanto ma agisce in maniera veloce e forte.

Lui e Tatty, la loro storia l’ho visto nascere, arrivano a Bolzano, io non ero ancora del tutto presente, e Fernando non perde tempo: cosa muovo, come muovo, schiaccio si o no.. domande precise e mirate.

Non capisco, non sul momento.. qualche giorno dopo arriva (Milano – Bolzano n.b.), borsa nera in mano, sorriso complice sulle labbra..

Non capisco, ho la mente rallentata da farmaci e nuovi impatti sul cervello ogni ora.

Ne esce una cosa che lentamente riesco a riconoscere.. VAIO.. non era un computer?

Ebbene si.. lo è.. bellissimo, argento, design “fikissimo” (direbbe Arturo..).

Escono due specie di mouse con una palla rosso fuoco al centro, Nando maneggia un po’, traffica col tavolino e finalmente, sorridendo apre: Ok, da oggi puoi usare di nuovo il PC, welcome back in technology..

Lo guardo stupefatto.. Oki.. ma con le mani paralizzate come faccio a scrivere?

Ha, trionfante il sorriso.. esce delle cuffie con un microfono e spiega.. NATURALLY SPEAKING questo è il segreto..

Lo guarda come una mucca una Porsche rossa.. NAT.. che?

Di nuovo quel sorriso da monello.. è un programma che traduce le parole in scritto..

Hmm, quel che mi ricordavo i programmi con tecnologia di riconoscimento vocale erano ancora poco affidabili..

Un po’ scettico passo per l’introduzione del programma e rapidamente comprendo che impara con me.. strabiliante..

Come Fernando, strabiliante e nel suo genere unico..

Ultimamente lavora troppo, ma riesce a trovare sempre un buchino per due parole in Skype (nel frattempo con l’invenzione di Chripep® sono tornato a scrivere) e a leggere il mio Blog, una cosa che mi fa enorme piacere, perché senza di lui il mio mondo sarebbe molto più ristretto..

Poi ci sono Steve e BB, due anime in … hihihi, sicuramente non in pena..

Valorosi guerrieri sulle strade notturne del mondo (da Milano a Bali..) continuano a rallegrare e spronare il mio spirito goliardico non tralasciando proprio niente, pronti a cambiare atteggiamento immediatamente nel momento del minimo accenno di necessità da parte mia..

Credo che se succedesse qualunque cosa brutta, loro, come hanno ampiamente dimostrato, ci sarebbero e questo mi fa stare bene..

Giordano, altro pilastro portante.. mamma mia mi accorgo che potrei costruire un grattacielo a posto della casetta di bamboo con tutti i pilastri..

Unico nel suo genere, non ha esitato a dividersi dalla folta schiera di pretendenti per passare il capodanno con me, in un centro di riabilitazione anonimo, con una bottiglia di Bollinger, Grande Annata e un gruppetto di handicappati, rimasti li..

Cultura e vino, questo è il mio amico Giordi, compagno di viaggio e baldoria.. sempre presente..

Mami e Papi meritano un capitolo a parte, troppe le parole e troppe le emozioni..

Toto idem, un uomo, un ideale e una lunga storia da narrare.. troppo poco lo spazio, troppo poco il tempo.

Cristina e Phinette, duo infernale, fautrici della Pro Am dedicata a me, amiche e compagne di gioco.. donne eccezionali che hanno saputo trasmettere la loro dedizione e passione a centinaia di persone, e fare si che cinquanta squadre giocassero sotto una pioggia torrenziale, mentre io ero a letto, da poco tornato da Singapore.

Un grazie a tutto il circolo golf di Bogogno, generoso nell’ospitare la mia gara, arrivata ormai alla terza edizione e perfettamente organizzata.

A questo punto farei un break, anche perché non ce la faccio più a scrivere..

 

Domani è un altro giorno, domani si vede..

 

Amici, ebbene si, è diventato molto più lungo del previsto..

 

Si vede che sono un uomo fortunato.. molto..

Buona notte..

 


 



A Mia Madre

Ebbene sì, anch’io ho una madre, come tutti del resto, o meglio: come tutti Dovrebbero avere..

Purtroppo quanti bambini senza una madre nelle strade del mondo, quanti dolori, quante ingiustizie.

 

C’è chi ha tre cellulari, per quale motivo sempre e mano al cuore, riusciamo pure a trovare delle giustificazioni valide e, lo so che per questo non li salviamo, ci sono migliaia di bambini che muoiono con un pugno di riso in mano, perché non ha dove cucinarlo..

Comunque, non sono qui per salvare il mondo, ma di parlare di mia madre.

Da dove si parte in questi casi? Magari come in tutte le cose dall’inizio..

Avendo sangue misto, che a quei tempi voleva dire anche se padre e madre erano di due paeselli contigui, e cioè di taglialegna gardenesi da parte di madre e di buona borghesia viennese da parte di madre, non poteva che crescere nella cittadina più amburghese e più vicina ai tronchi amati: Merano.

Smeraldo fiorente, esempio della Bell’epoque austro-ungarica, campo di giochi di una delle prime comunità Gay d’Europa, che oggi geme dall’immobilità e dal peggior esempio di “soldi spesi bene” la ospita, tolto un periodo molto brutto della storia dell’umanità, e continua ad ospitarla ancora oggi.

Mia mamma, preferisco chiamarla cosi, è frutto di questa città: bella, ma difficilmente modellabile, come tante persone che sono rimaste a vivere li..

Da giovane pare che sia stata la foto di Deborah Kerr, allora bellezza dello schermo grande e a guardarla oggi si leggono i lineamenti fini, oggi cesellati in un viso fatto di rughe belle e brutte.

Ancora oggi porta i capelli, color fieno maturo, lunghi e spesso sciolti, fiera dei segni inevitabili del tempo.

Quello che invece non si vede sono le ferite del tempo, rinunce e malattie, prima un destino crudele le toglie la madre a giovanissima età, tragicamente; poi la sorte di mio nonno, affetto di epilessia traumatica, vero tiranno e bambino allo stesso tempo.

E’ un continuo su e giù, anche sociale nella sua vita: dalle stelle alle stalle e viceversa.

Poi mio Padre: indubbiamente grand uomo, visto dall’esterno. Intelligente, capace, ma allo stesso tempo bugiardo e fedifrago, uomo d’azione: per i propri comodi.

Mia madre li regala 3 figli, dei quali il primo sono io.

Da sempre fonte di guai, a scuola, nella vita, negli amori e nei conti: una mia amica un giorno mi ha definito semplicemente: borderline..

Ecco, io sono l’esempio della pecora nera nel gregge di dio: rigetto e amore.

Anche mio padre le fa subire una sorta di tradimento, muore giovane, lasciando una giovane madre da sola con tre piccoli bambini e poco da tirare avanti.

Supera anche questa prova e finalmente un po’ di luce: incontra un uomo che a tuttora chiamo e sento mio padre, che mi ha formato e spronato, amato e guidato.

Un periodo bello per mia madre, anzi bellissimo: un unione invidiabile e esclusiva.

Purtroppo come tante cose belle, anche questa trova una fine: non giudico, non è affar mio.

Di nuovo una solitudine, apparente..

Una donna spesso inflessibile, anche con i figli, una donna di una valle dura come quella di Garden, Holzkopf, teste di legno li chiamano da noi..

Si riprende, vive una vita borghese, senza grandi alti e bassi, escluso quelli di salute. Una vita spesso dettata da un sano egoismo, a volte lontano dalla realtà, un cuore diventato con il tempo più chiuso, forse all’apparenza arido.

Ma questo suo, una volta grande cuore, che ha regalato tante volte, è crepato da tutte le.

Poi arriva il ventotto agosto 2006, il giorno del mio incidente..

Lontano da tutti, a 11.000 chilometri il mio corpo si spezza in due, incredulità in tutti, un evento da mozzare il fiato, a tutti..

Non sono genitore, e devo dire per fortuna, forse  … non ho idea come ci può sentire. Questo forse è il motivo del mio comportamento e la mia apparente durezza nei confronti della mia famiglia.

Rifiuto aiuto non chiesto specialmente da loro, anche se so di procurare sentimenti controversi, arrabbiati e esterefatti, increduli ed inermi.. manca spesso la comunicazione di base, non mi racconto, non condivido.

Lo faccio, ma loro non sanno ascoltare, ultimamente con mio fratello ho trovato un intesa insperata, un alleato prezioso.

Mia mamma..

La guardo e vedo un mare di lacrime nei suoi occhi, color ambra invecchiata, leggo la sofferenza nel suo corpo, dice di si ma non capisce; e perché dovrebbe..

E’ una madre che protegge di diritto l’anello più debole della prole: è una madre.

Devo essere duro per amore, non posso permettermi di rilassarmi, la mia ora è un vita fatta di disciplina.

Non mi piaccio in questo ruolo, cosi rude, cosi.. lontano.

Scusami mamma: guardami..

Sono quello di sempre: libero, forte e indipendente.

Fai già tantissimo per me, perdonami la mia durezza.

Ti voglio un mondo di bene e odio vederti soffrire, ma ti chiedo per tutto l’amore che trasudi, di accettarmi come sono.